QUAL VUOL GRAZIA E A TE NON RICORRE,
SUA DESIANZA VUOL VOLAR SANZ'ALI
(Dante Alighieri)

mercoledì 30 aprile 2008

CAPITOLO V: Termine "corredentrice": storia e spiegazione

Durante i prossimi secoli, il titolo fa la sua strada, ma trova anche resistenza, come in un'opera del giurista Adam von Widenfeld (1673), diffusa con particolare impegno dai circoli giansenisti (contro i termini salvatrix e coredemptrix) (1). Nel sec. XVIII "redentrice" fu sostituita con "corredentrice" per sottolineare la funzione propria di Cristo come Redentore (2). Nel 1870, un vescovo tedesco scrisse una lettera a Pio IX di proporre al Concilio Vaticano autorevolmente la dottrina dell’Assunzione, voluta anche sul Concilio stesso da 200 vescovi, e quella della Corredenzione (Giovanni Teodoro Laurent, ex-ordinario di Lussemburgo) (3). La situazione di circa cento anni fa viene descritta bene nel 1914 da B. H. Merkelbach: “Oggi il termine è usato di consuetudine negli autori francesi ed italiani, mentre viene generalmente evitato nei paesi eretici ...” (4). Il redentorista belga Francois Xavier Godts, autore della prima monografia sulla Corredenzione (1920), sintetizza il significato del termine così:
“Tramite la sua stretta unione con il Redentore e tramite la sua partecipazione continua a tutte le sue sofferenze, Maria ha la sua parte nell’opera della nostra Redenzione e della nostra salvezza, una parte secondaria e totalmente subordinata a quella del suo Figlio, ma non meno universale; così si può affermare che in ogni grazia che riceviamo ci sono i meriti infiniti del sangue del Redentore alle cui sofferenze si sono aggiunte le sofferenze della Corredentrice” (5).
Un fulcro per la dottrina sulla mediazione mariana, incluso il titolo “Corredentrice”, fu il Congresso Mariologico Internazionale a Roma, tenutasi nel 1904. Fu decisivo la conferenza di Alexis-Henri-Marie Lépicier, servo di Maria, più tardi cardinale: “L’Immacolata Vergine Maria, Corredentrice del genere umano”. La conferenza, stampata a parte nel 1905, ricevette delle traduzioni in francese e tedesco. Questa pubblicazione è la “scintilla” per una discussione controversa. Ma aldilà della controversia, la parola "corredentrice" compare anche nel linguaggio ufficiale della Chiesa. Ciò accade per la prima volta durante il pontificato di Pio X in documenti della Congregazione per i Riti (6) e del Sant’Ufficio (7). Pio XI è il primo Papa ad usare il titolo “Corredentrice” in varie allocuzioni (1933-35). Secondo Pio XI, Maria "come compaziente e corredentrice" ha "assistito" il suo Figlio "che compiva sull'altare della Croce la redenzione del genere umano" (1935) (8). Pio XII invece (come Papa) consapevolmente evita la parola, probabilmente per non entrare nelle controversie in atto (9). Lo ritroviamo di nuovo in alcuni discorsi di Giovanni Paolo II, ma non nei documenti più rilevanti (come la Redemptoris Mater) (10). Quest’utilizzo sicuramente mostra che non si tratta qui di un termine proibito. Sembra interessante riportare una comunicazione ufficiale della Commissione del Concilio Vaticano II (sullo schema De Beata): “Sono state omesse alcune espressioni e parole usate dai Sommi Pontefici le quali sono verissime in sé, ma possono essere intese con maggiore difficoltà dai fratelli separati (specialmente dai protestanti). Fra queste parole possiamo anche enumerare l’espressione: ‘Corredentrice del genere umano’ (San Pio X, Pio XI) ...” (11). Giovanni Paolo II, evidentemente, ritiene che un termine “verissimo in sé” non va soppresso per ragioni diplomatiche. Non dovremmo sacrificare altrimenti, tra l’altro, il titolo “Madre di Dio” (Theotokos) che piace neanche ai protestanti? (12)
Aldilà della comparsa dei termini “corredenzione” e “Corredentrice” bisogna stare attenti anche ad espressioni equivalenti, ben presenti soprattutto sin dal magistero di Leone XIII: "dopo essere stata la cooperatrice (administra) dell'umana redenzione, divenne anche per il potere quasi illimitato che le fu conferito, la dispensatrice (administra) della grazia che in ogni tempo da questa redenzione scaturisce”.- "La Vergine immacolata, prescelta ad essere Madre di Dio, e per ciò stesso fatta corredentrice del genere umano, gode presso il Figlio di una potenza e di una grazia così grande che nessuna creatura né umana né angelica ha mai potuto né mai potrà raggiungerne una maggiore" (13).
Pio X usa, per ciò che riguarda il merito, la distinzione fra "merito de condigno" e "merito de congruo". Il primo merito (de condigno), quello di Cristo, corrisponde esattamente a tutte le esigenze della giustizia, mentre il merito di Maria (de congruo) indica solo una convenienza. "Si chiama così quel merito a cui la ricompensa corrisponde non a motivo di stretta giustizia, ma per considerazione benevola e amichevole dell'azione realizzata ..." (14). Pio X afferma nell'enciclica Ad diem illum (1904): "poiché Maria supera tutti nella santità e nell'unione con Gesù Cristo ed è stata associata da Gesù Cristo nell'opera della redenzione, ella ci procura de congruo, come dicono i teologi, ciò che Gesù Cristo ci ha procurato de condigno, ed è la suprema dispensatrice di grazie" (15).
Da Benedetto XV troviamo l'affermazione: "per quanto dipendeva da essa, immolò suo Figlio per cui si può con ragione affermare che redense il genere umano con Cristo" (1918) (16).
Dal magistero di Giovanni Paolo VI eccella la Catechesi Mariana intitolata originalmente (a quanto pare) “Maria Corredentrice” e riportata dall’”Osservatore Romano” “Maria singolare Cooperatrice della Redenzione” (4 aprile 1997) (17). “Nel corso dei secoli la Chiesa ha riflettuto sulla cooperazione di Maria all’opera della salvezza, approfondendo l’analisi della sua associazione al sacrificio redentore di Cristo. Già sant’Agostino attribuisce alla Vergine la qualifica di ‘cooperatrice’ della Redenzione (cf. De Sancta Virginitate, 6: PL 40, 399), titolo che sottolinea l’azione congiunta e subordinata di Maria a Cristo Redentore.
In questo senso s’è sviluppata la riflessione, soprattutto a partire dal XV secolo. Qualcuno ha temuto che si volesse porre Maria sullo stesso piano di Cristo. In realtà l’insegnamento della Chiesa sottolinea con chiarezza la differenza tra la Madre e il Figlio nell’opera della salvezza, illustrando la subordinazione della Vergine, in quanto cooperatrice, all’unico Redentore”. L’effettiva possibilità per l’uomo si mostra nell’affermazione di Paolo “Siamo collaboratori di Dio” (1 Cor 3,9). “Applicato a Maria, il termine ‘cooperatrice’ assume, però, un significato specifico. La collaborazione dei cristiani alla salvezza si attua dopo l’evento del Calvario, del quale essi si impegnano a diffondere i frutti mediante la preghiera e il sacrificio. Il concorso di Maria, invece, si è attuato durante l’evento stesso e a titolo di madre; si estende quindi alla totalità dell’opera salvifica di Cristo. Solamente lei è stata associata in questo modo all’offerta redentrice che ha meritato la salvezza a tutti gli uomini. In unione con Cristo e sottomessa a lui, ella ha collaborato per ottenere la grazia della salvezza all’intera umanità. ...
Maria è associata in quanto donna all’opera salvifica. Avendo creato l’uomo ‘maschio e femmina’ (cfr. Genesi 1,27), il Signore vuole affiancare, anche nella Redenzione, al Nuovo Adamo la Nuova Eva ... Maria, Nuova Eva, diviene così icona perfetta della Chiesa. Essa, nel disegno divino, rappresenta sotto la Croce l’umanità redenta, che bisognosa di salvezza, è resa capace di offrire un contributo allo sviluppo dell’opera salvifica”.


1) Monita salutaria Beatae Mariae Virginis ad cultores suos indiscretos, Gand 1673, monitum 10: “Cavendum tamen, ne per hyperbolem vel immoderatum zelum, mihi quidquid tribuas quod soli Deo debetur. Ne itaque me vocaveris Salvatricem aut Corredemtricem”. Una tesi di questo libro compare fra gli errori dei giansenisti rifiutati da papa Alessandro VIII (1690)(DH 2326). Solo nell’arco di due anni compaiono circa 40 scritti contrari a von Widenfeld (cf. CAROL, 1950, 302-321).
2) Cf. LAURENTIN, Titre, 413.
3) Vedi il testo in Mansi 53, 619, proposto come votum dogmaticum. Cf. CAROL (1950) 593.
4) B. H. MERKELBACH, “Mater divinae gratiae”: Revue ecclésiastique de Liège 10 (1914) 23-35, qui 25s. Per ulteriori testimonianze vedi CAROL (1950) 397-404. A questo momento, Merkelbach preferisce parlare di “collaboratrice” alla Redenzione. Più tardi (1939), il teologo cambia opinione e ritiene che il termine, a prima vista equivoco, è diventato ormai generale e viene usato in una maniera corretta, vale a dire come cooperazione subordinata alla Redenzione: ID., Mariologia, Paris 1939, 333. Cf. HAUKE, Mediatress of Grace (2004) 62s.
5) F.-X. GODTS, “La Corédemptrice”: Mémoires et rapports du Congrès Marial tenu à Bruxelles, 8-11 septembre 1921, vol. I, Bruxelles 1922, 154-170, qui 157. Vedi anche ID., La Corédemptrice, Bruxelles 1920.
6) Cf. AAS 1 (1908) 409.
7) Cf. AAS 5 (1913) 364; 6 (1914) 108. Un’ottima analisi sull’uso del termine nel linguaggio ufficiale della Chiesa è di A. B. CALKINS, “The Mystery of Mary Coredemptrix in the Papal Magisterium”: MIRAVALLE, Mary Co-redemptrix (2002) 25-92; già ID., “Il mistero di Maria Corredentrice nel magistero pontificio”: MARIA CORRENTRICE I (1998) 141-220. Cf. anche MIRAVALLE (2003) 155-212.
8) Cf. CALERO (1995) 290 (Radiomessaggio del 28.4.1935).
9) Cf. HAUKE, Maria, “compagna del Redentore” (2002) 52s; MIRAVALLE (2003) 158-161.
10) Cf. A. B. CALKINS, "Pope John Paul II's Teaching on Marian Coredemption": MIRAVALLE (1996) 113-146. "Corredentrice dell'umanità": udienza generale del 8.09.1982; Angelus alla festa di san Carlo, Arona, 4.11.1984 ("Corredentrice"); discorso nel santuario mariano di Guayaquil, Ecuador: "il ruolo di Maria come corredentrice non finiva con la glorificazione del suo Figlio" [ovviamente il termine viene applicato anche alla redenzione soggettiva]; Angelus, 31.05.1985 ("Corredentrice"); commemorazione del 600o anniversario della canonizzazione di santa Brigida, 6.10.1991: la santa invocava Maria (fra l'altro) come "corredentrice, esaltando il ruolo singolare di Maria nella storia della salvezza e nella vita del popolo cristiano". Il GHERARDINI (1998) 53s riporta poi la catechesi più densa sul tema: “Sconcertante è non che il Papa, durante la catechesi del 9 aprile 1997, insista sulla parte riservata a Maria nell’opera di salvezza, e da Lei fedelmente compiuta, ma che ‘L’Osservatore Romano’ del 10 attenui la catechesi papale, convertendo ‘corredentrice’ in ‘singolare cooperatrice’”!
11) Acta Synodalia ... I/4, Città del Vaticano 1971, 99.
12) Così si chiede tra l’altro MIRAVALLE (2003) 169-172. Sulla reticenza protestante di fronte al titolo di “Madre di Dio”, vedi DITTRICH (1998) 305-307.
13) Cf. CAROL (1950) 514-516; Enciclica Adiutricem popoli, 1895 (EE 3, n. 1220); Supremi apostolatus, 1883 (EE 3, n. 346: “corredentrice” traduce servandi hominum generis consors facta).
14) CALERO 297.
15) Traduzione secondo CALERO 289; cf. EE 4, n. 26.
16) Lettera apostolica Inter sodalicia (AAS 10, 1918, 182). Cf. CALERO 289.
17) Cf. HAUKE, Maria, “compagna del Redentore” (2002) 58s.

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