QUAL VUOL GRAZIA E A TE NON RICORRE,
SUA DESIANZA VUOL VOLAR SANZ'ALI
(Dante Alighieri)

mercoledì 30 aprile 2008

CAPITOLO VIII: MARIA "dispensatrice delle Grazie"

Premessa
"La maternità di Maria nell'ordine della grazia perdura ininterrotta, a partire dal consenso prestato con fede nell'annunciazione e mantenuto senza esitazioni ai piedi della croce, fino al coronamento eterno di tutti gli eletti. Assunta in cielo, ella non ha deposto questa sua funzione di salvezza, ma continua a ottenerci i doni della salvezza mediante la sua molteplice intercessione ... Per questa ragione la beata Vergine viene invocata nella Chiesa con i titoli di avvocata, ausiliatrice, soccorritrice, mediatrice. Ciò che però va compreso in modo da non togliere nulla né nulla aggiungere alla dignità ed efficacia dell'unico mediatore Gesù Cristo. ... l'unica mediazione del Redentore non esclude, ma suscita nelle creature una varia cooperazione, che è partecipazione dell'unica fonte.
La Chiesa non esita a riconoscere apertamente questa funzione subordinata di Maria, ne fa continuamente esperienza, e la raccomanda al cuore dei fedeli, perché, sostenuti da questo materno aiuto, si uniscano più intimamente al loro mediatore e redentore" (LG 62).
Quest'articolo della Lumen gentium dona una sintesi del ruolo di Maria come dispensatrice delle grazie. Tale funzione è radicata nella cooperazione di Maria all'opera di salvezza sulla terra. Consiste essenzialmente nell'intercessione. Non impedisce il contatto diretto con Gesù (come una segretaria nell'anticamera del capo), ma fa il tramite ad un incontro immediato. La mediazione di Maria fa sì che il cristiano si possa unire più profondamente a Cristo.
Per capire che la mediazione di Maria non disturba il contatto immediato con lui, possiamo applicare l'esempio dell'incontro fra due persone che avviene tramite un terzo. Oppure immaginiamoci un colloquio fra due persone, dove la presenza del terzo motiva che le richieste dell'uno di fronte all'altro vengano esaudite.

La traccia storica del tema (1)
L’approccio biblico presuppone quanto detto sulla cooperazione di Maria all’opera salvifica, una missione che partecipa anche alla realizzazione della Redenzione nei soggetti credenti. Questo passaggio è significativo soprattutto nella scena giovannea che presenta Maria sotto la Croce: essendosi unita al sacrificio del Redentore, la Madre di Dio riceve come figlio spirituale Giovanni, prototipo della premura verso tutti quanti appartengono a Cristo (Gv 19,25-27). L’interpretazione che vede in Giovanni il prototipo di tutti quanti chiamati da Cristo appare con chiarezza solo a partire dal sec. XII (Ruperto di Deutz), ma si basa già sul simbolismo giovanneo in cui il discepolo amato (di cui non si fa il nome) porta con sé un’apertura che va oltre il senso letterale (2). Il legame del testamentum crucis con la maternità spirituale universale di Maria è un insegnamento comune del magistero pontificio moderno, ben presente tra l’altro in Giovanni Paolo II (3). “Si può dire che, se già in precedenza la maternità di Maria nei riguardi degli uomini era stata delineata, ora viene chiaramente precisata e stabilita: essa emerge dalla definitiva maturazione del mistero pasquale del Redentore. La madre di Cristo, trovandosi nel raggio diretto di questo mistero che comprende l’uomo - a ciascuno e a tutti - come madre. Quest’uomo ai piedi della croce è Giovanni, ‘il discepolo che egli amava’. Tuttavia, non è lui solo. Seguendo la tradizione, il concilio non esita a chiamare Maria 'Madre di Cristo e madre degli uomini': infatti, ella è 'congiunta nella stirpe di Adamo con tutti gli uomini ..., anzi è veramente madre delle membra (di Cristo) ... perché cooperò con la carità alla nascita dei fedeli nella Chiesa’” (4).
Il compito universale di Maria, novella Eva (“Donna”) è già accennato alle nozze di Cana, quando la Madre di Dio ottiene dal suo Figlio il primo miracolo, segno della nuova alleanza (Gv 2,1-11). L’”evento di Cana ci offre quasi un preannuncio della mediazione di Maria, tutta orientata verso il Cristo e protesa alla rivelazione della sua potenza salvifica” (5). Il mistero della Visitazione mette in evidenza, come la santificazione di Giovanni Battista è legata all’arrivo della Madre di Dio (Lc 1,41-45).
Nel tempo dei Padri, l’attività mediatrice di Maria si realizza nei suoi compiti di novella Eva e di Madre di Dio. Troviamo delle espressioni molto forti nell’omelia mariana più famosa dell’antichità, attribuita a Cirillo d’Alessandria presso il Concilio di Efeso:
“Per mezzo tuo ... la creatura caduta viene riportata in paradiso, tutte le creature prigioniere dell’idolatria giungono alla conoscenza della verità. Per mezzo tuo viene amministrato ai credenti il santo battesimo e l’olio di esultanza; per mezzo tuo le chiese sono fondate nel mondo intero; i popoli sono condotti alla conversione ... Per mezzo tuo i profeti vaticinarono e gli apostoli predicarono alle genti la salvezza; per mezzo tuo i morti risuscitano, i sovrani regnano, per te regna la santa Trinità” (6).
Pare che Maria venga presentata qui come strumento personale dell’azione della Trinità, in maniera corrispondente alla funzione trinitaria della Chiesa.
Il titolo "mediatrice" (mediatrix) per la mediazione mariana in Cristo compare per la prima volta in Paolo Diacono (sec. VIII): intercedendo per i peccatori, Maria è "mediatrice fra Dio e gli uomini" (7). Quasi allo stesso tempo (sec. IX) appare anche in greco il termine mesítes (mediatore) per Maria.
La dispensazione delle grazie abbraccia l'intera Chiesa. Già Agostino ribadisce: Maria è "veramente madre delle membra (di Cristo) ... perché col suo amore ha cooperato a far nascere nella Chiesa i fedeli che di quel capo sono le membra" (8).
La dispensazione universale delle grazie viene ribadita in Oriente soprattutto da Germano di Costantinopoli († 733): "Nessuno riceve la salvezza se non tramite Maria, a nessuno viene donata una grazia se non tramite di lei" (9). L'inno Akáthistos loda Maria come “scale celeste, per cui discese Dio”, come "ponte che porti noi dalla terra al cielo" (10) e come riconciliazione del mondo intero (11).
Tommaso chiarisce, come abbiamo già notato, il concetto della mediazione: l'unico mediatore è Cristo in quanto opera l'unione fra Dio e uomo, ma altre persone vengono coinvolte per preparare tale unione (dispositive) oppure per aiutare affinché venga comunicata (ministerialiter).
Nel Medioevo arriva la domanda sistematica, se tutte le grazie (dopo l'Assunzione di Maria in cielo) vengono comunicate da Cristo per mezzo di Maria. Questa convinzione viene espressa per la prima volta in Occidente da Anselmo († 1109): tutti i doni di Dio in Gesù Cristo (riconciliazione del peccatore, vita nuova, protezione nell'ultimo giudizio) sono venuti a noi anche tramite Maria che ci ha partorito Cristo (12). E viceversa l'intercessione della madre impetra la riconciliazione con il Figlio. Bernardo di Chiaravalle paragona Maria all'"acquedotto" e sottolinea: Dio “ha voluto che noi avessimo tutto per mezzo di Maria" (13). Bernardino da Siena adopera la metafora del collo che lega il corpo con il capo: "E' il collo del nostro capo tramite cui vengono comunicate al suo corpo mistico tutte le grazie spirituali" (14). Nella stessa linea si trova un famoso detto di Dante, citato da Leone XIII, Pio XII e Giovanni Paolo II: "Donna, se'tanto grande e tanto vali, che qual vuol grazia e a te non ricorre, sua disianza vuol volar sanz'ali" (15).
Nel magistero dei Papi del tempo moderno troviamo alcune affermazioni molto decise sulla mediazione di ogni grazia da parte di Maria. Leone XIII, nella sua enciclica sul rosario del 1891, si riferisce a Tommaso d'Aquino secondo cui il consenso di Maria all'Annunciazione rappresenta tutta la natura umana, siccome il Verbo voleva stringere "un mistico connubio col genere umano". "Di conseguenza si può con tutta verità e rigore affermare che, per divina disposizione, nulla ci può essere comunicato dell'immenso tesoro della grazia di Cristo ... se non per mezzo di Maria. Di modo che, come nessuno può accostarsi al Padre supremo, se non per mezzo del Figlio, così ordinariamente nessuno può accostarsi a Cristo, se non per mezzo della Madre" (16).
Il Papa aggiunge l'idea che Gesù, "dall'alto della croce, affidò alle sue amorose premure tutto il genere umano, nella persona del discepolo Giovanni". E Maria "cominciò fin da quel momento a compiere verso di tutti i suoi doveri di Madre" (17) (cf. Gv 19,26-27). Oppure, in un altra enciclica: "'Ecco il tuo figlio!' Ora, nella persona di Giovanni, secondo il pensiero costante della Chiesa, Cristo volle additare il genere umano, e, particolarmente, tutti coloro che avrebbero aderito a lui con fede" (18).
L'idea di vedere la maternità spirituale di Maria prefigurata nel compito dato di Gesù per Giovanni viene espressa per la prima volta, come pare, soltanto nel medioevo da Anselmo di Lucca († 1086) e Ruperto di Deutz († 1135) (19). È discusso se quest'interpretazione corrisponda già al senso letterale del testo giovanneo (20). C’è comunque un punto di aggancio nel testo evangelico. Il tema viene approfondito da Giovanni Paolo II, come fu già accennato.
L'esercizio della maternità spirituale di Maria comincia a pieno titolo con l'Assunzione in cielo, come indica Leone XIII. "Di lassù ... ella prese a vegliare sulla Chiesa, ad assisterci e a proteggerci come una madre; di modo che, dopo essere stata la cooperatrice dell'umana redenzione, divenne anche, per il potere quasi illimitato che le fu conferito, la dispensatrice della grazia che in ogni tempo da questa redenzione scaturisce" (21).
Come Leone XIII, anche Pio X insegna la distribuzione di tutte le grazie; lo fa nell'enciclica Ad diem illum, pubblicata al 50o anniversario della dogmatizzazione dell'Immacolata Concezione (1904):
"Quando venne per Gesù l’ultima ora ‘sua Madre stava presso la croce’ ... La conseguenza di questa comunione di sentimenti e di sofferenze fra Maria e Gesù è che ‘divenne legittimamente degna di riparare l’umana rovina' [Eadmero] e perciò di dispensare di tutti i tesori che Gesù procurò a noi con la sua morte e il suo sangue.
Certo, solo il Cristo ha il diritto proprio e particolare di dispensare quei tesori che sono il frutto esclusivo della sua morte, essendo egli per sua natura il mediatore fra Dio e gli uomini". Maria è “presso il suo unico Figlio la potentissima mediatrice e conciliatrice del mondo intero” (Pio IX, Ineffabilis Deus), quasi l'"acquedotto" (Bernardo) che dispensa i doni della salvezza o il "collo" che lega il corpo mistico di Cristo al "capo" (Bernardino da Siena), comunicando tutti i doni spirituali. Maria comunica de congruo (per convenienza) quello che Cristo ha meritato per diritto (de condigno). Il Signore "siede alla destra della maestà in cielo" (Eb 1,3), ma Maria si trova come Regina alla destra di Gesù (22).
Benedetto XV (1921) permise a tutti gli ordinari del mondo che lo richiesero, secondo l’esempio del Belgio, di celebrare l'ufficio liturgico e la Messa di Maria, Mediatrice di tutte le grazie (31 maggio). Il Papa non prese posizione invece sulla richiesta fatta dai vescovi belgi (con il cardinale Mercier, 1915) di dogmatizzare la mediazione universale di tutte le grazie da parte di Maria. La messa "Maria, Mediatrice di tutte le grazie", trovava una grande diffusione (23). Preparato da questo testo, fu introdotto nel Messale della BVM (1986) un formulario con il titolo più modesto "Maria Vergine, madre e mediatrice di Grazia" (compare come "successore" del formulario precedente, messo al 8 maggio) (24).
La mediazione universale di Maria è ormai parte sicura del magistero ordinario, ben visibile in vari interventi di Giovanni Paolo II che usa anche la formula “Mediatrice di tutte le grazie” (25).
La dottrina del magistero ordinario non costituisce ancora con tutta la chiarezza come verità di fede la dispensazione di tutte le grazie da parte di Maria. Maria può essere chiamata "mediatrice di tutte le grazie", in quanto ella ha portato al mondo il Redentore. Troviamo anche un consenso sul fatto che la Madre di Dio, tramite la sua intercessione in cielo, può comunicare a tutti gli uomini tutte le grazie salvifiche. Al tempo del Cardinale Mercier non furono sollecitate delle obiezioni particolari contro la mediazione universale della Madre di Dio (26). Fu discussa invece la maniera esatta in cui bisogna specificare la maternità spirituale di Maria. Evidentemente Maria non poteva meritare la grazia propria, come pensava il P. Godts (riscontrando subito una critica comune); per questo qualche teologo esitava a chiamarla “mediatrice di tutte le grazie”. Questa “limitazione” è, però, condivisa dall’unico mediatore stesso, Gesù Cristo, che non poteva meritare la grazia comunicata alla sua natura umana al momento dell’Incarnazione. Per questo non si rinuncia a chiamare il Signore il mediatore universale di tutte le grazie.
Un’altra obiezione riguarda le grazie comunicate prima dell’Assunzione di Maria in cielo, soprattutto quelle dell’Antico Testamento, per le quali la Madre di Dio non poteva ancora intervenire con la sua intercessione. Anche questa “limitazione” è condivisa da Gesù Cristo che è mediatore in quanto uomo il quale non poteva ancora agire nel periodo veterotestamentario. Le grazie dell’AT venivano date, comunque, in vista della Redenzione di Cristo alla Croce, e la stessa affermazione si può fare di fronte all’associazione di Maria al sacrificio redentore. Bisogna quindi differenziare tra le grazie date “in vista” del compito salvifico di Maria come nuova Eva e le grazie comunicate in seguito all’intercessione celeste che può raggiungere un raggio universale solo a partire dall’Assunzione in cielo (quando Maria entra nella visione beatifica, vedendo Dio “faccia a faccia”).
Una terza obiezione riguarda le grazie sacramentali, comunicate ex opere operato da Cristo per mezzo del ministro umano. Qual`è il loro legame con l’intervento di Maria? Qualche teologo voleva restringere la mediazione mariana alle grazie attuali ed eccettuare le grazie sacramentali. Questa restrizione dimentica che l’intervento di Maria si svolge su un livello diverso delle azioni sacramentali. Tuttavia possiamo legare anche p. es. la grazia battesimale al merito di Maria, associata al merito infinito di Cristo. L’inno Acátisto, per portare solo un esempio, fa dipendere anche la grazia dei sacramenti dell’iniziazione dall’intervento di Maria (27).
Le iniziative del Cardinale Mercier per la definizione del dogma della mediazione universale di Maria furono frenate dopo la sua scomparsa nel 1926. Tra le tre commissioni pontificie, istituite da Pio XI dal 1922 fino al 1924, due diedero un parere positivo: la Commissione belga (1923) e quella spagnola (1925) (28). Non sono pubblicati invece gli esiti della Commissione romana (1925) (29), benché è stata riscoperta una delle quattro perizie, quella di Garrigou-Lagrange (30). Per avere più chiarezza, bisogna aspettare ancora l’apertura degli archivi segreti in Vaticano (a quanto pare nel 2006). Secondo quanto noto finora, gli ostacoli alla definizione non sembravano venire tanto dalle obiezioni citate, ma piuttosto dalla problematica della corredenzione, il motivo probabile della resistenza del Cardinale Billot. I progetti per il Vaticano II, già in atto durante il pontificato di Pio XI, previdero comunque sull’ordine del giorno il tema della mediazione universale di Maria e quello dell’Assunzione.
Sia Pio XII che il concilio Vaticano II evitarono di procedere alla proclamazione dogmatica della mediazione universale di Maria, lasciando la discussione ai teologi. La Lumen gentium si accontenta con l'indicazione generale che Maria "è stata per noi madre nell'ordine della grazia" (LG 61) e che viene invocata tra l’altro con il titolo di "mediatrice" (LG 62). E' comunque una mediazione in Cristo e per mezzo di Lui. Nei testi conciliari è chiara la maternità universale di Maria nei riguardi degli uomini (LG 54: Maria "madre di Cristo e madre degli uomini, specialmente dei fedeli") (31).
Specificare questo compito è un lavoro lasciato ai teologi che potrebbe condurre un giorno anche ad una precisazione magisteriale. In questa direzione si trova già l'Esortazione apostolica Signum magnum di Paolo VI (1967):
“Maria partecipò al sacrificio del suo Figlio, la causa della nostra Redenzione, con una unione così intima che ella ha meritato di essere chiamata da Lui madre non solo di un unico discepolo Giovanni, ma anche - se lo possiamo dire - dell’intero genere umano rappresentato dall’apostolo. Perciò ella continua dal cielo la sua missione materna per generare e aumentare la vita divina nelle singole anime degli uomini redenti. Questa verità conferisce una consolazione molto profonda e costituisce, secondo la libera volontà del Dio sapientissimo, una parte complementare (pars est expletiva) nel mistero della salvezza umana; perciò questa dottrina deve essere tenuta da tutti i cristiani come verità di fede (ab omnibus christianis debet fide teneri)" (32).


1) Vedi tra l’altro COMMISSIO BELGICA, “De definibilitate mediationis B. V. Mariae ...”: Marianum 47 (1985) 79-176, qui 100-147 (= 1923; cf. HAUKE, Mediatress of Grace 81-83); ROSCHINI, Maria Santissima II/1 (1969) 207-232; MÜLLER, op. cit. (1992), 488s; PERILLO (2004) 193-207. 266-289.
2) Vedi tra l’altro DE LA POTTERIE, Maria nel mistero dell’alleanza (1988) 229-251; MANELLI, Mariologia biblica 355-371.
3) Cf. CALKINS, Totus tuus (1997) 205-217; HAUKE, Die mütterliche Vermittlung 154s.
4) Redemptoris Mater 23b, con riferimento a Lumen gentium 53s.
5) Redemptoris Mater 22a.
6) Omelia 4 (PG 77, 992 B - 996 C). Trad. ital. in GAMBERO (1991) 278s.
7) PL 73, 682; cf. MÜLLER, op. cit., 488.
8) La santa verg. 6, citato in LG 53.
9) Orat. in zonam B. Mariae (PG 98,280).
10) Inno Acátisto, stanza 3 (ed. Calzecchi Onesti 31).
11) Inno Acátisto, stanza 1 (ed. Calzecchi Onesti 25. Cf. E. M. TONIOLO, Akathistos. Saggi di critica e di teologia, Roma 2000, 9s.
12) Oratio 5-7 (p. es. Or. 7, vv. 102-104: "Aula propiziatrice per il mondo intero, causa della pace universale, vaso e tempio di vita e salvezza per tutti ..."). Vedi I. BIFFI - C. MARABELLI (ed.), Anselmo d'Aosta. Orazioni e meditazioni, Milano 1997.
13) Sermo in Nativ. BMV 3, 10 (PL 183, 100), citato da Pio XI, enc. Ingravescentibus malis (1937) (EE 5, n. 1330). Su Bernardo vedi O. STEGMÜLLER - H. RIEDLINGER, “Bernhard von Clairvaux I. Leben und Werk”: Marienlexikon 1 (1988) 445-447; GAMBERO (2000) 160-163.
14) Quadrag. de Evangelio aeterno X,3,3, citato in Pio X, enc. Ad diem illum, nota 21.
15) Divina Commedia, Paradiso 33,13-15. Cf. Leone XIII, enc. Augustissimae Virginis (1897); Pio XII (AAS 32, 1940, 145); Giovanni Paolo II, Lettera apostolica Rosarium Virginis Mariae, n. 16.
16) Enc. Octobri mense (EE 3, n. 949).
17) Ibd. (EE 3, n. 950).
18) Enc. Adiutricem popoli, 1895 (EE 3, n. 1219).
19) Cf. CIAPPI 323; LAURENTIN (1990) 114. Tuttavia ci sono delle preparazioni. Giovanni Paolo II, Redemptoris Mater 23, n. 47, cita Origene: Nessuno può percepire l'importanza del vangelo secondo Giovanni, "se non ha messo la testa al petto di Gesù e ricevuto da Gesù Maria come madre" (In Ioan. 1,6; cf. Ambrogio, Expos. Evang. sec. Luc. X,129-131). Sul senso di questo testo vedi LAURENTIN (1990) 76s.105. Non significa ancora la maternità spirituale universale di Maria, ma piuttosto: "i discepoli di Cristo, in quanto identificati col Salvatore sono figli di Maria" (ibd., 105). Sembra, però, che vada un passo più avanti la testimonianza di Giorgio di Nikomedia (sec. IX): le parole "Ecco il tuo figlio" significano anche gli altri discepoli (non è chiaro invece quali sono questi "altri": sono tutti i cristiani? cf. LAURENTIN, 1990, 106).
20) Vedi p. es. il commentario di SCHNACKENBURG, confrontandolo con i lavori di DE LA POTTERIE, Maria nel mistero dell’alleanza (1988) e SERRA (vedi la bibliografia). A causa della disputa esegetica, l’interpretazione fu evitata nel testo della Lumen gentium: ZIEGENAUS (1998) 225. Le motivazioni adottate dal Cardinale Bea furono, però, non di ordine teologico, bensì diplomatico, tenendo conto delle difficoltà dei protestanti: cf. R. LAURENTIN, La Vierge au Concile, Paris 1965, 107-109; HAUKE, Die mütterliche Vermittlung 154.
21) Enc. Adiutricem populi, 1895 (EE 3, n. 1220).
22) Ad diem illum, 1904 (EE 4, nn. 25s).
23) Cf. HAUKE, Mediatress of Grace 52-60.
24) Il testo è già del 1971; vedi l'introduzione storica sulla messa: Messe della Beata Vergine Maria, Città del Vaticano 1989, n. 30, p. 99: “... ne seguì che la memoria della beata Vergine Maria mediatrice divenne quasi generale”.
25) Cf. MIRAVALLE (2003) 59-62; HAUKE, Die mütterliche Vermittlung 168-174. Per il carattere universale della mediazione mariana vedi soprattutto Redemptoris Mater 40a, 45c, 47b; CM 62 (24.9.1997), n. 2. La formula “Mediatrice di tutte le grazie”, secondo le ricerche accurate di Calkins, compare sette volte, in allucuzioni del 1.12.1978, 30.8.1980, 17.1.1988, 10.4.1988, 2.7.1990, 18.9.1994, 28.6.1966 (Insegnamenti di Giovanni Paolo II, vol. I, 250; III/2, 495; XI/1, 119; XI/1, 863; XIII/2, 17; XVII/2, 344s; XIX/1, 1638).
26) Cf. HAUKE, Mediatress of Grace 119-121.
27) Acátisto, stanza 21: “AVE, che fai sorgere lucente lo splendore, AVE, che fai scorrere ricco di acque il fiume. Ave, che rappresenti la piscina simbolica. AVE, che del peccato il sudiciume astergi” (ed. Calzecchi Onesti 85). Cf. TONIOLO, Akathistos 143s.
28) Cf. HAUKE, Mediatress of Grace 75-88.
29) Vedi HAUKE, Mediatress of Grace 97-127.
30) Per la prima volta pubblicata in HAUKE, Mediatress of Grace 137-156; vedi anche, con un commentario più ampio, ID., Garrigou-Lagrange (2004).
31) LAURENTIN (1990) 248.
32) AAS 59 (1967) 467s. Cf. i rinvii di B. de la MARGERIE, "Can the Church Define Dogmatically the Spiritual Motherhood of Mary? Objections and Answers": MIRAVALLE (1995) 191-212, qui 196s.

1 commento:

nico ha detto...

sia lodato nostro signore Gesù Cristo! io sono di idea che questo titolo maria mediatrice di ogni grazia non sarebbe meglio se diventasse un dogma. dalla predestinazione in Cristo siamo tutti figli adottivi di Dio, siamo sempre pensati da Dio in Cristo e in vista di Lui (Ef 1, 1-14). Cristo è la ragione e mezzo di ogni grazia da Dio. non per caso ogni preghiera della chiesa, l'Eucaristia per eccellenza, terminano con "per Cristo nostro Signore". l'atto della creazione, maria anche come creatura, è pensata e attuata per e in Cristo (Gv 1,1s)come fine e compimento. Maria certo che è pensata da Dio dall'eternità con l'immacolata concezione, ma non può prendere il merito del Figlio unico di Dio mediatore di tutte le grazie. già al piano ecumenico abbiamo dei problemi con alcuni dogmi mariani anche se hanno fondamenti teologici saldi, perché si deve spingere a questa problematica che manca fondamenti chiari cristologici e teologici? a mio avviso come laico ricercatore nella teologia, il magistero non deve proclamare come verità di fede questo titolo e non a caso è stato tolto nella litania mariana.